Sui social media i post che includono un riferimento a un prodotto sostitutivo del latte materno raggiungono il triplo delle persone rispetto ai post sull’allattamento al seno. L’attività pubblicitaria dell’industria del latte artificiale è diventata sempre più insistente e persuasiva, ma anche nascosta, con le aziende che pagano le piattaforme social e le influencer per avere accesso diretto alle donne incinte e alle madri. A denunciarlo è l’Organizzazione Mondiale della sanità (Oms) nel rapporto “Scope and impact of digital marketing strategies for promoting breastmilk substitutes”.
Per comprendere meglio le strategie di marketing usate dall’industria del latte artificiale (un settore il cui business si aggira intorno ai 55 miliardi di dollari), l’Oms ha analizzato le risposte di un campione di donne da 7 paesi nel mondo: Bangladesh, Cina, Messico, Marocco, Sud Africa, Regno Unito e Vietnam. Le donne, che hanno registrato diari di esposizione al marketing di sostituti del latte materno, hanno riferito di avere visto promozioni online in media da una a sette volte a settimana. L’Oms sottolinea, inoltre, come le donne siano esposte a contenuti altamente mirati, resi visibili solo a loro ed elaborati in modo da non essere facilmente riconoscibili come pubblicità . Messaggi che sono spesso veicolati anche da influencer, forum e gruppi di supporto virtuale.
L’analisi dell’Oms mostra inoltre che i 4 milioni di post sui social media sull’alimentazione infantile campionati e analizzati utilizzando una piattaforma commerciale di ascolto sociale hanno raggiunto 2,47 miliardi di persone e hanno generato più di 12 milioni di “Mi piace”, condivisioni o commenti. Il coinvolgimento per questi post (il tasso di “Mi piace”, condivisioni o commenti) risulta fino a 10 volte superiore a quello generalmente considerato per indicare una campagna efficace. “Questo marketing pervasivo sta aumentando gli acquisti di sostituti del latte materno e dissuadendo le madri dall’allattamento al seno esclusivo che è invece raccomandato”, avverte l’Oms.