(Reuters Health) – Fare sport fa bene all’intestino. Questo ciò che mette in evidenza uno studio americano pubblicato su Gut. I ricercatori della University College Cork e della National University of Ireland hanno svolto analisi approfondite (fenotipizzazione metabolica e metagenomica funzionale) del microbioma intestinale di 40 giocatori di rugby. Ebbene, rispetto ai partecipanti che non praticavano sport (n. 46), l’attività del microbioma dei giocatori era marcatamente più elevata.
Ma perché è così importante che stia bene il nostro intestino e cos’è il microbioma?
Innanzitutto è bene capire che non siamo mai soli: il nostro intestino, infatti, è colonizzato da migliaia di microorganismi (il microbiota) che formano un vero e proprio ecosistema, il cosiddetto “microbioma”. Questo ecosistema in condizioni di normalità è in equilibrio, uno “status quo” che può venire sconvolto da fattori sia esterni come, ad esempio, una scorretta alimentazioni, che interni, come lo stress. Eh sì, perché l’intestino è definito anche “secondo cervello” in quanto è costuito da una fitta rete nervosa che conta circa 100 milioni di neuroni, la cui azione è in gran parte indipendente rispetto a quella del “primo” cervello. L’apparato digerente è, inoltre, anche la sede dell’80% delle cellule del sistema immunitario nei bimbi e 60% negli adulti. Dunque, va da sé che un intestino che funziona bene condiziona in maniera positiva l’equilibrio di tutto l’asse mente-corpo.
Lo studio
Nello studio, in particolare, gli scienziati hanno evidenziato che rispetto a chi non praticava sport, gli atleti hanno mostrato un potenziamento, ad esempio, della biosintesi dei carboidrati. Inoltre, tra gli atleti ci sarebbe stato anche un aumento statisticamente significativo dei livelli di butirrato, associato con l’assunzione di fibre alimentari, e propionato, fortemente correlata all’assunzione di proteine. “L’esercizio fisico produce benefici nella composizione del microbiota e attenua lo stato infiammatorio – sottolinea Fergus Shanahan, che ha coordinato lo studio – Ma i vantaggi a livello di attività metabolica sono ancora più marcati. Fare sport non aiuta solo a livello cardiovascolare”. Secondo David Pyne, dell’Australian Institute of Sport e dell’Università di Camberra, “l’esercizio fisico e le relative scelte di vita sembrano influenzare la diversità microbica e altri fattori che regolano le difese immunitarie e lo stato di salute. E anche se nell’immediato i medici non andranno a valutare la diversità microbica come parametro clinico, l’importanza della dieta e dell’esercizio fisico dovrebbe avere una considerazione maggiore nella pratica medica quotidiana”.
Fonte: Gut 2017
Will Boggs
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Nutri&Previeni)