(Reuters Health) – Secondo i risultati di una metanalisi degli studi randomizzati e controllati, pubblicata da Pediatrics, la somministrazione tempestiva di eritropoietina umana ricombinante (rhEPO) migliora lo sviluppo neurologico nei bambini nati gravemente prematuri. Secondo Christof Dame e colleghi del reparto di neonatologia del Charite University Medical Center di Berlino migliorare i risultati dello sviluppo neurologico è un “obiettivo prioritario” in neonatologia, soprattutto per quanto riguarda l’incremento del tasso di sopravvivenza dei neonati molto prematuri. Leritropoietina è uno degli agenti più promettenti per raggiungere questo obiettivo. Tuttavia, sono necessarie ulteriori evidenze per capire quali possano essere il dosaggio ottimale e la tempistica di somministrazione.
Lo studio
Dame e colleghi hanno condotto un’analisi combinata di quattro studi randomizzati e controllati che hanno indagato l’uso dell’eritropoietina nei neonati pretermine (età gestazionale < a 32 settimane) e il relativo outcome neurologico all’età corretta di 18 e 24 mesi. L’analisi ha mostrato una significativa riduzione dell’incidenza di un punteggio inferiore a 70 nel Mental Developmental Index (MDI) e sulla scala di Bayley dello sviluppo infantile (odds ratio, 0.51, p <0.005) con una somministrazione profilattica si eritropoietina. “L’effetto benefico della somministrazione preventiva di eritropoietina sull’incidenza di un punteggio MDI inferiore a 70, in età corretta da 18 a 24, mesi è stato coerente in tutti gli studi”, dicono gli autori. “Con una riduzione del rischio assoluto dal 15,7% al 8,4% , l’effetto stimato è clinicamente rilevante. I benefici osservati della somministrazione di eritropoietina sono consistenti, perché sono in accordo con le prove disponibili da studi di follow-up a lungo termine, che hanno registrato anche un miglioramento degli esiti cognitivi”, aggiungono gli autori. “Questa è la più grande meta-analisi ad oggi effettuata per studiare gli effetti neuroprotettivi della profilassi con eritropoietina nei bambini molto prematuri e anche la prima ad includere solo gli studi controllati”, scrivono Dame e colleghi su Pediatrics.
Fonte: Pediatrics 2017
Reuters Staff
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Nutri & Previeni)