(Reuters Health) – Le madri che sono sovrappeso o obese in gravidanza daranno alla luce figlie che avranno, rispettivamente, il 21% e il 39% di probabilità in più di andare incontro a pubertà precoce, rispetto alle madri di peso normale nel periodo di gestazione. L’anticipo è in media di sette mesi. A evidenziarlo è stata una ricerca americana coordinata da Ali Kubo del Kaiser Permanente Northern California Division of Research di Oakland. I risultati sono stati pubblicati dall’American Journal of Epidemiology.
Lo studio
I ricercatori hanno esaminato i dati relativi a 15.300 coppie madre-figlia, raccolti tra il 2003 e il 2017. È emerso che le donne con elevati livelli di glucosio nel sangue, sempre durante la gravidanza, avevano figlie con maggiori probabilità di andare incontro a sviluppo precoce del seno. I bambini che vanno incontro a pubertà precoce possono essere più bassi di un adulto medio, dal momento che le loro ossa smettono di crescere in età più giovane e sono anche a maggior rischio di obesità da adulti. E durante l’adolescenza, le persone in pubertà precoce potrebbero andare incontro a un aumento del rischio di problemi socio-piscologici. Secondo alcune ricerche, inoltre, la comparsa di pubertà precoce nella popolazione generale, specialmente nelle ragazze, è oggi più frequente nei paesi sviluppati. I maggiori sospettati per questa tendenza sono i fattori ambientali, come dieta, obesità e sostanze chimiche che imitano l’azione degli ormoni. “È noto che l’obesità durante la gravidanza o il peso eccessivo possono portare a complicanze come obesità infantile nei figli”, spiega l’autore principale dello studio, Ali Kubo. “La pubertà precoce nelle ragazze è associata a numerosi eventi avversi, tra cui un maggior rischio di ansia, depressione, insoddisfazione del proprio corpo, attività sessuale precoce e gravidanza in adolescenza. E più in là negli anni, anche rischio di problemi cardiaci, aumento del rischio di mortalità per tutte le cause e tumori al seno a agli apparati riproduttivi”, aggiunge Kubo.
Fonte: Am J Epidemiol 2018
Staff Reuters
(Versione italiana Quotidiano Sanità/Popular Science)