Che sia mare, montagna o semplicemente un pomeriggio di relax in piscina, l’obiettivo tintarella va perseguito con determinazione, ma anche con un pizzico di consapevolezza. Per avere un’abbronzatura uniforme e che duri nel tempo, infatti, il sole non basta. Anzi: se non ci si espone correttamente il rischio è di scottarsi o squamarsi dopo poche ore. La prima grande alleata per la nostra pelle è senza dubbio la crema solare: forse però non sapevate che, per raggiungere il livello di protezione dichiarato sulla confezione, dovremmo consumarne un tubetto al giorno. “Ebbene sì, la quantità che dovremmo applicare è di due milligrammi per centimetro quadrato di pelle. Quella che riusciamo davvero a far assorbire alla nostra epidermide varia tra il 25 e il 50% di questa dose”, chiarisce Antonio Costanzo, responsabile della dermatologia di Humanitas. Tradotto, significa che siamo meno schermate di quanto pensiamo, anche se ci spalmiamo una protezione 50. “Occorre quindi riapplicare la crema dopo 2-3 ore, oppure dopo un bagno completo. Per lo stesso motivo infatti, nemmeno i prodotti waterproof sono completamente resistenti all’acqua e al sudore”, ricorda l’esperto.
Mangiare colorato
Per preparare il nostro corpo all’abbronzatura possiamo agire anche a tavola: esistono infatti alimenti che, grazie al betacarotene, agli antiossidanti e alle vitamine che contengono, possono aiutare a ottenere una tintarella migliore e prevenire l’invecchiamento della pelle. Una buona regola per capire che cosa mangiare è prestare attenzione al colore. Tutto ciò che è arancione va bene: albicocche, arance, cachi, carote, meloni, zucche, papaie. Cambiando tonalità e passando al rosso, funziona abbondare con anguria, fragole, lamponi, peperoni, pomodori. E poi un grande classico, il verde: broccoli, insalata, spinaci, cavoli, kiwi, avocado, sedano, cetrioli e spinaci. Non tutto questo ben di Dio va assunto per forza durante un pasto: via libera dunque a frullati e centrifugati da bere a metà mattina o durante il pomeriggio. Per chi preferisse controllare meglio la propria assunzione di vitamine e sostanze utili per la pelle, “il consiglio è di assumere soprattutto nel mese precedente all’esposizione uno dei tanti integratori disponibili sul mercato: in questo modo si raddoppia la dose di sole necessaria per portare a una scottatura”, spiega il dermatologo.
Mai raggiungere “l’orlo”
“La pelle è come un recipiente riempito dal sole – esemplifica Costanzo – Arrivati all’orlo, si formano rughe e tumori cutanei: più si assorbe sole, infatti, più la pelle invecchia”. Come capire qual è il livello massimo che ciascuno di noi può raggiungere? “Dipende da quello che si chiama fototipo, cioè dalle caratteristiche di pelle, occhi e capelli – spiega l’esperto – Chi ha una carnagione molto chiara, i capelli rossi e le lentiggini, per esempio, dovrebbe evitare o quasi l’esposizione solare perché l’orlo del suo recipiente è molto basso”. Per i biondi con occhi azzurri il consiglio è utilizzare creme con protezione molto alte sia in viso sia sul corpo, mentre le persone meno a rischio sono quelle con caratteristiche mediterranee: occhi e capelli scuri, carnagione non troppo pallida. Anche per loro, però, valgono le regole del buon senso: sempre spalmare la crema, evitare l’esposizione diretta ai raggi solari dalle 11 alle 15, indossare occhiali da sole per proteggere gli occhi. Attenzione poi a non sottovalutare viso e décolleté: proprio perché sono le zone del corpo più esposte al sole anche quando non siamo in vacanza, dobbiamo ricordarci di prendercene cura. Sì quindi alla crema anche in città e a maggior ragione quando andiamo al mare o in montagna. “Per queste zone la protezione consigliata è sempre quella 50 – avverte il dermatologo – Per il corpo invece dipende molto dal fototipo: una persona con caratteristiche mediterranee può iniziare con 30”. Tutto cambia però se sulla pelle ci sono dei nei. In questo caso va applicata – su tutta la superficie e non solo sulle lesioni – il fattore più alto.
Pelle dorata con gli autoabbronzanti? Ecco i trucchi del mestiere
E chi è costretto a restare chiuso in ufficio fino ad agosto, oppure ha una carnagione molto chiara può ricorrere agli autoabbronzanti che “colorano” la pelle con un effetto simile a quello che si ottiene prendendo il sole e senza gli effetti collaterali dei raggi ultravioletti. Alcuni consigli per sfruttarli al meglio? Prima dell’applicazione sarebbe buona abitudine fare uno scrub, in modo da eliminare le cellule morte e limitare le macchie che potrebbero formarsi. L’ideale sarebbe applicare il prodotto la sera prima di andare a letto e ricordarsi di idratare la pelle sia prima, sia dopo l’applicazione del prodotto. In alternativa, per risparmiare tempo si può optare per una formula che contenga già al proprio interno una crema idratante. Per non sbagliare le dosi, sarebbe poi importante fare una prova su una piccola parte del corpo, per vedere come il prodotto reagisce sulla pelle, evitando di passare improvvisamente dal color latte a quello cioccolato. O, viceversa, di spendere un’intera serata a prendersi cura del proprio corpo e svegliarsi la mattina dopo come se nulla fosse, perché applicata in quantità limitata. “Fino a qualche anno fa queste creme avevano spesso odori sgradevoli ed era difficile ‘azzeccare’ un colore piacevole – ammette Costanzo – Oggi però questi problemi sono spariti e questi prodotti rappresentano un’ottima soluzione per sfoggiare un’abbronzatura uniforme senza danni per la salute”. Con un’avvertenza: “Non tutti proteggono dal sole. Questo significa che, se ci si espone ai raggi ultravioletti, occorre comunque spalmarsi la crema protettiva, a meno che non sia indicato diversamente sulla confezione”. Gli autoabbronzanti inducono infatti una reazione chimica nello strato più superficiale della pelle e i suoi effetti durano pochi giorni. Oggi l’offerta è davvero ampia e spazia da spray a creme, passando per le salviette usa e getta. I primi effetti si possono vedere già dopo qualche ora e al massimo in mezza giornata si potrà sfoggiare una tintarella da urlo.
La “Sunburn art”, una moda pericolosa
Tra le mode da eliminare subito ci sono i sunburn tatoo e le lampade Uv. La prima è una tendenza arrivata dagli Stati Uniti, che ‘gioca’ con le scottature. L’obiettivo è infatti quello di tatuarsi la pelle con il sole, distribuendo in modo non uniforme creme solari a protezione diversa e ottenendo quindi disegni di diversi colori (e ustioni) sulla pelle. “È una moda assolutamente pericolosa – avverte Costanzo – In questo modo si aumenta di proposito il rischio di contrarre tumori cutanei e melanomi, oltre a accelerare l’invecchiamento della pelle”. La seconda abitudine da abbandonare è quella delle lampade abbronzanti: molto in voga fino a qualche anno fa, dal 2011 la pratica è stata vietate in Italia a minorenni e donne incinte per gli effetti negativi che l’esposizione ai raggi ultravioletti provoca: “In altri Paesi del mondo sono vietate a tutta la popolazione – fa sapere il dermatologo – Sarebbe una buona norma da introdurre anche da noi”. Anche in questo caso per rispondere a un bisogno prettamente estetico si aumenta il rischio di tumori della pelle.
Bimbi e sole
Il sole fa bene anche ai bambini per la vitamina D che permette al nostro corpo di produrre, ma occorre prestare attenzione all’esposizione diretta dei più piccoli. “Durante l’infanzia e l’adolescenza le cellule hanno una capacità riproduttiva maggiore – spiega il dermatologo – Questo significa che, in caso di scottatura, si possono sviluppare più facilmente piccoli tumori della pelle o melanomi”. Poche ore di esposizione all’inizio o alla fine della giornata, una crema a alta protezione e un occhio sempre rivolto alla pelle dei più piccoli può evitare brutte sorprese.
di Michela Perrone