Gli integratori per lo sport, anche quelli che sembrano più innocui, possono mettere in serio pericolo il cuore. È il messaggio contenuto in un documento redatto da esperti della European Association of Preventive Cardiology e pubblicato su European Journal of Preventive Cardiology. Il documento affronta i rischi cardiovascolari di tutte le sostanze impiegate per migliorare le prestazioni sportive, dal doping vero e proprio a prodotti il cui uso è del tutto legale, come gli integratori o i comunissimi energy drink.
Proprio grazie alla facilità di accesso, secondo il rapporto, questi ultimi prodotti sono assunti da quote crescenti di atleti: fino al 40-100% a seconda della disciplina e del livello di competizione. “La caffeina è un ottimo esempio di sostanza naturale che è considerata sicura”, spiega in una nota il primo firmatario dello studio Paolo Emilio Adami. “Sebbene migliori le prestazioni, in particolare la capacità aerobica negli atleti di resistenza, il suo abuso può portare a un aumento del battito cardiaco (tachicardia), disturbi del ritmo cardiaco (aritmie), pressione alta e, in alcuni casi, morte cardiaca improvvisa”.
Questi effetti sono ancora più accentuati nel caso degli energy drink, in cui un’alta concentrazione di caffeina è associata all’effetto di altre sostanze. Effetti sul cuore possono derivare anche da alcuni principi attivi naturali come il guaranà o il ginseng. Meno chiare invece le ricadute di sostanze molto diffuse come la creatina o la beta-alanina.
Un altro rischio, spiega il documento, è quello della contaminazione con sostanze sconosciute o vietate, un caso non raro dal momento che, secondo il rapporto, riguarda tra il 12% e il 58% dei prodotti testati. Non meno pericolosa è l’abitudine di ignorare il dosaggio e usare più prodotti contemporaneamente esponendosi al rischio di interazioni. “Gli atleti dovrebbero essere consapevoli che gli integratori e le sostanze naturali non sono necessariamente sicuri e dovrebbero essere usati solo se consigliati da nutrizionisti professionisti”, conclude Adami.