Attività fisica “medicina” contro l’asma

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Praticare attività fisica potrebbe essere un vero tocca sana per combattere l’asma, patologia che colpisce oltre 2 milioni e mezzo di italiani. Eppure, tra chi soffre di asma grave, solo 4 su 10  pratica sport e 9 su 10 ritengono che questa malattia costituisca un limite nel farlo. A suggerirlo sono i dati di un’indagine Doxa dello scorso anno. Per combattere questa tendenza e per promuovere il ruolo dell’attività fisica nel migliorare la qualità di vita delle persone asmatiche l’Associazione Respiriamo Insieme ha ideato la campagna social “Ho l’asma e faccio sport”, presentata il 13 febbraio presso il Ministero della Salute.

Nel mondo sono 235 milioni le persone che soffrono di asma e questa malattia infiammatoria dei bronchi colpisce il 10% dei bambini. Questi pazienti hanno maggiore probabilità di soffrire di ansia e di vedersi limitati nelle attività sociali e motorie. Per loro lo sport può rappresentare un aiuto. E’ dimostrato, precisa Gianna Camiciottoli, specialista di Malattie dell’Apparato Respiratorio del Careggi di Firenze, “che l’esercizio fisico regolare si associa a un minor declino della funzione respiratoria e diminuisce i livelli infiammatori”.

Inoltre ha anche molti benefici psicologici, soprattutto nei più giovani. “Numerosi studi mostrano che migliora l’interazione sociale – precisa Ilaria Baiardini, psicoterapeuta – aumenta l’autostima e anche la consapevolezza dei propri limiti, aiutandoli a vivere meglio con questa malattia cronica”. Obiettivo della campagna, realizzata in collaborazione con il Coni e 6 associazioni sportive, è raccogliere, attraverso i social, esempi positivi che aiutino a promuovere il messaggio #holasmaefacciosport. I contributi più significativi verranno inseriti in un video che sarà lanciato in occasione della Giornata Mondiale dell’Asma del prossimo 6 maggio.

“Lo sport, per l’asmatico – commenta Simona Barbaglia, presidente dell’Associazione Respiriamo Insieme – è spesso un obiettivo non raggiunto, in molti casi anche per la poca informazione sul vantaggio che comporta. Vogliamo spiegare invece che questa malattia non deve rappresentare un limite, bensì un incentivo a fare attività fisica”.

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