Hanno tra i 6 e i 13 anni, sono più di uno su tre e dai 9 anni peggiorano. Sono questi i bambini obesi, maschi e femmine, che troviamo tra i banchi di scuola. A delineare l’identikit è uno studio realizzato nell’ambito del progetto pilota per la prevenzione dell’obesità infantile nelle scuole “Health on the move”, presentato all’Expo di Milano e promosso dall’Associazione Ricerca e Terapie Oncologiche Integrate (ARTOI). Lo studio, realizzato da Marina Aimati, medico chirurgo e specialista in scienze dell’alimentazione, membro della Fondazione Italiana per la Lotta all’Obesità Infantile, è stato condotto nel Lazio su 2.902 soggetti, maschi e femmine, 1.899 dei quali nelle scuole elementari e 1.003 alle medie.
“Abbiamo trovato – spiega l’esperta – riscontri ancora peggiori rispetto ai dati dello studio Okkio alla Salute del Ministero della Salute”. Alla scuola elementare è stato rilevato che il 29,3% degli studenti è obeso, ma il problema aumenta con l’età adolescenziale quando la percentuale sale al 33,6% e riguarda in particolare le ragazze. “In questa fascia di età, chi ha problemi di peso rischia di portarseli anche nell’età adulta. Proprio noi che esportiamo la dieta mediterranea, abbiamo un tasso di obesità infantile quasi pari a quello degli americani”, commenta Aimati. Fondamentale trasferire ai bambini la cultura di una vita salutare, aiutandoli a correggere una cattiva alimentazione e lo stile di vita sedentario. “In Italia – conclude – questa strategia costerebbe 17 euro a persona e potrebbe salvare 150 mila persone che ogni anno muoiono per cause legate all’obesità come diabete, malattie cardio-vascolari e cancro”.