Un intervento a breve termine nel consumo giornaliero di fibre può alterare significativamente il microbioma intestinale e l’assunzione di nutrienti, secondo uno studio pubblicato recentemente. La fibra alimentare consiste in carboidrati resistenti che si trovano in frutta, verdura e cereali integrali e persiste nel nostro sistema di digestione. Mentre non è digeribile dagli esseri umani, i nostri batteri intestinali possono metabolizzare la fibra in acidi grassi a catena corta e altri sottoprodotti critici per la salute umana.
Attualmente, la persona media in Nord America consuma meno del 50% dei livelli di fibra raccomandati a causa della diminuzione del consumo di alimenti a base vegetale. Il basso consumo di fibre alimentari può essere associato a malattie come il diabete di tipo II e il cancro al colon. Inoltre, nuovi studi hanno iniziato a dimostrare come i cambiamenti microbici dell’intestino possano avere un impatto indiretto sulla salute umana.
Per determinare se l’aumento della fibra alimentare per un breve periodo potrebbe alterare la diversità del microbioma intestinale e la produzione di metaboliti, un team di ricerca ha implementato un intervento alimentare di due settimane durante un corso di biologia all’Università.
Gli studenti hanno ricevuto 10 pasti ad alto contenuto di fibre non trasformate ogni settimana per 15 giorni. In questo periodo hanno raccolto campioni per tracciare la loro composizione microbica intestinale prima e dopo l’intervento, registrando anche le loro informazioni dietetiche di macronutrienti per raggiungere un obiettivo di 50 grammi al giorno durante le due settimane di intervento.
Dopo l’intervento, i ricercatori hanno confrontato la composizione batterica complessiva utilizzando il sequenziamento del Dna e misurato la produzione di acidi grassi a catena corta utilizzando la gascromatografia. Oltre al sequenziamento, il team ha eseguito ulteriori esperimenti mirati al noto degradatore di fibre, il Bifidobacterium. I ricercatori hanno scoperto che l’intervento di due settimane ha alterato significativamente la composizione del microbioma intestinale individuale, compreso un aumento di Bifidobacterium. Tuttavia, nonostante i cambiamenti osservati nella composizione del microbioma intestinale, non hanno rilevato uno spostamento significativo nell’abbondanza di questi acidi grassi.
Ora l’intenzione è effettuare interventi più lunghi e studiare come la fibra può sostenere il microbioma intestinale e promuovere la salute.
(MySystem, http://dx.doi.org/10.1128/mSystems.00115-21)
di Michela Perrone