La psoriasi è una malattia fastidiosa che può rendere molto difficile la vita di chi ne soffre. Si comincia con un percorso diagnostico complesso: più di un terzo dei pazienti con psoriasi segnala dubbi e incertezze del medico e prima di ottenere una diagnosi barcolla da uno specialista all’altro (7 malati su 10 consultano più specialisti). Ma questo è solo l’inizio!
Diagnosi tardiva significa anche ritardo nelle cure appropriate. Infatti, più della metà dei pazienti dichiara di aver cambiato il proprio punto di riferimento nelle cure, in media 4 diversi specialisti o centri prima di poter pianificare la cura. Tutto questo ovviamente influenza negativamente la qualità di vita, come se non bastasse sentirsi sospesi fra paura dell’evoluzione della malattia (65%), vergogna per i segni sul corpo(56%),sensazione di essere percepiti come contagiosi (52%) e ansia da ricomparsa dei sintomi, che nei casi più gravi, sfocia in periodi di depressione (48%). Questi sono i risultati di un’indagine del Censis su 300 pazienti, 50 dermatologi e 21 farmacisti ospedalieri.
Per i giovani poi (un quarto dei malati) anche l’intimità con il partner è compromessa e la metà circa del campione giudica insufficienti le informazioni di cui dispone. Il medico di famiglia è importante, ma il 37% dei più giovani e più istruiti indica la Rete come fonte principale.
Oltre il 70% dei dermatologi evidenzia, invece, che la gravità della patologia è sottovalutata. I centri specializzati sono un punto di riferimento, ma 8 specialisti su 10 auspicano una ridefinizione della loro rete sul territorio. “E’ necessario favorire informazione e sensibilizzazione: dalle Istituzioni socio-sanitarie che possono contribuire con risorse, all’opinione pubblica, per abbattere lo stigma” spiega Mara Maccarone, presidente Adipso (Associazione per la difesa degli psoriasici).
“Le nuove terapie biotecnologiche sono in grado di ottenere risultati eccezionali anche nei casi più gravi” evidenzia Giampiero Girolomoni, presidente Sidemast (Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse) ma per sfruttarne le potenzialità è necessario un modello organizzativo più efficace, dalla formazione dei medici di medicina generale a un miglior collegamento fra dermatologia territoriale e centri di riferimento”.