Un recente studio pubblicato sulla rivista Engineering ha analizzato gli effetti della supplementazione di vitamina D sui fattori di rischio cardiometabolico. La meta-analisi ha incluso 17.656 partecipanti provenienti da 99 studi clinici randomizzati (RCT) pubblicati fino a marzo 2024. I risultati hanno mostrato che, rispetto al placebo, la vitamina D (dose mediana: 3320 IU·giorno−1; intervallo 40–120.000 IU·giorno−1) ha effetti favorevoli sulla pressione arteriosa sistolica (SBP; −2,04 mmHg), diastolica (DBP; −3,00 mmHg), colesterolo totale (TC; −0,12 mmol·L−1), glicemia a digiuno (FBG; −0,13 mmol·L−1), emoglobina A1C (A1C; −0,09%) e insulina a digiuno (FBI; −7,61 pmol·L−1).
I benefici della vitamina D sono risultati più evidenti nei partecipanti non occidentali, con livelli basali di 25-idrossivitamina D (25[OH]D) inferiori a 15,0 ng·mL−1, non obesi (BMI < 30 kg·m−2) e di età superiore ai 50 anni. Questi risultati sottolineano la necessità di strategie di intervento personalizzate che tengano conto delle caratteristiche individuali dei pazienti, come il background etnoculturale, l’età, il BMI e i livelli circolanti di 25[OH]D, oltre alla dose e alla durata dell’intervento, per ottimizzare gli esiti di salute cardiometabolica.
Modifiers of the Effects of Vitamin D Supplementation on Cardiometabolic Risk Factors: A Systematic Review and Meta-Analysis. https://doi.org/10.1016/j.eng.2024.07.010